Storia






Storia

La medesima iscrizione che incisa sulla porta Camollìa dà il benvenuto al forestiero che entra in Siena, si accoglie all’ingresso di Villa de Giorgi. E davvero si può dire: HIC COR TIBI MAGIS PANDIT, ti si allarga il cuore in questa oasi di verde generosamente profuso dalla natura. Superato il cancello si presenta subito allo sguardo una grande vasca dominata dalla statua in pietra di un re: è la fontana del David, e il non più giovane pastorello, sontuosamente paludato, è intento a suonare una cedra, i cui accenti sono vagamente rievocati dal mormorio dell’acqua che cade. Ci inoltriamo poi nel grande parco, percorrendo un viale ricoperto di ghiaia, fra alti arbusti e alberi secolari. Ecco la simpatica fontana del ranocchio di fronte alla villa; ed ancora la pregevole scultura del Mosè, ai cui lati sono le tavole della legge, in cima all’altra fontana che ne porta il nome. Ma le sorprese non sono finite, e non ci accorgiamo del passare del tempo, attratti e incuriositi da tanta bellezza.

Ecco un antico pozzo, che reca la data 1723 ed una iscrizione in versi latini purtroppo semicancellata dal tempo: quattro agili colonne sovrastate da capitelli corinzi ne abbelliscono la parte superiore. E poi ancora lapidi, stemmi, frammenti di antiche statue, enormi capitelli, contribuiscono ad aumentare il fascino del parco: dulcis in fundo, ci appare la ribalta di un piccolo, squisito teatro in pietra (di cui un illustre precedente è il -teatro della verzura- nella vomerese villa -La Floridìana- a Napoli) dove, ci dicono, non si è mai svolta alcuna rappresentazione. Il creatore di questo raffinatissimo insieme, l’artefice di tanta bellezza (e la casa che ne è al centro pure progettata da lui ed arredata con suppellettile antica di grande valore, ne è la conferma) l’illustre tisiologo professor Gioacchino de Giorgi, uomo colto, profondo e appassionato studioso del mondo classico (e basta guardarsi intorno per rendersene conto) oltre che come medico: tanto che alla sua memoria è stato intitolato un premio letterario.
La villa ha perduto -è vero- il suo Mecenate: pure le è rimasta tale ricca eredità di bellezza da distribuire nel nome di lui, da bastare per sempre.